A febbraio 2020 si sono visti diversi articoli e servizi TV sulla vicenda di una madre coreana che in un esperimento di realtà virtuale ha avuto la sensazione di parlare di nuovo con la figlia defunta.
Strano (ma in fondo, neanche tanto) che in tutti questi servizi non sia mai stato citato il capolavoro di Philip K. Dick Ubik (1969) che parla esattamente di questo. In un futuro imprecisato, ma non molto lontano, le persone prossime alla morte vengono portate in giganteschi “Moratorium” dove, grazie a complesse apparecchiature, vengono tenute in uno stato di “Semi-Vita”, in cui possono continuare a comunicare telepaticamente con i propri cari.
Ma il romanzo di Dick andava avanti e ci raccontava anche quali erano le implicazioni di tutto ciò… perché in un mondo dove non si distinguono più i vivi dai morti, com’è possibile conoscere il Vero dal Falso?
E come facciamo a sapere da quale parte dello specchio ci troviamo realmente?
E come facciamo a sapere da quale parte dello specchio ci troviamo realmente?