“Mi hanno dato un soprannome. È con quello che mi chiamano, usano il soprannome per rivolgersi a me quando c’è del lavoro da fare. Il mio vero nome lo tengo per me. Nella nostra vita abbiamo poco di davvero nostro e io ho il mio nome e la mia rimessa e me li faccio bastare…”
Viscera è un uomo che non può fare nessun viaggio all’Inferno perché ci sta dentro da sempre. Non ricorda più neanche quando ha cominciato a fare il suo lavoro: una discarica in cui smaltire tutto: oggetti, auto e soprattutto cadaveri.
Quei cadaveri che un mondo divorato dai suoi stessi demoni non smette di portargli. Un mondo che vuole seppellire e digerire nella sua discarica il frutto delle sue perversioni, malattie morali e mentali.
Viscera guarda questo mondo “dal suo buco del culo”, tenendosene allo stesso tempo fuori, l’ultimo limite prima di quell’abisso che lui vede tutti i giorni all’interno dei confini del suo recinto.
Ma un giorno, qualcosa ritorna da quell’abisso…
L’AUTORE
Simone Volponi
(Roma, 1978) Collabora con la rivista mensile Rock Hard Italia e con il portale TrueMetal.it. Esordisce con la raccolta di poesie Requiem, d’amore e di morte. Nel 2018 ha pubblicato il romanzo Damnation – Notte Eterna (Watson Edizioni) e nello stesso anno la sua poesia My Death è stata selezionata negli Stati Uniti per l’antologia HWA Poetry Showcase Vol. 5. Ha pubblicato, inoltre, il racconto lungo Il Demone di Ninive (Delos Digital, 2019), il romanzo horror-distopico Urbe Ferox (Watson Edizioni, 2020), il romanzo breve di genere heroic fantasy storico Zanj – Sangue e Palude (HFI – Delos Digital, 2020) e la novella Emanuelle e la vampira di Xochimilco (Delos Passport, 2021), oltre al racconto Il Mitreo (Delos Digital, 2021) tributo a H.P. Lovecraft.
Gaia –
#recensioni
Recensisco Viscera di Simone Volponi 📚
Avrei voluto scrivere queste parole su Amazon e dare una cinquantina di stelle ma Viscera lì non c’è ed è un peccato perché dovrebbe essere ovunque, lo dovrebbero distribuire in cassa al supermercato o sui mezzi pubblici.
Un libro sporco anzi sporchissimo ma con una grande morale, Volponi scrive BENISSIMO, non ne sbaglia mezza, non annoia mai.
Indugia nel torbido, ci racconta cose terribili e ci fa innamorare.
Viscera è un “demolitore”, gigante in un mondo di nani, in una Roma nascosta bene ma io che sono romana l’ho scovata.
In un mondo di preti e padri che non vorreste incontrare, di “micette” che si vendono e di famiglie che lo permettono.
Un po’ Volponi mi assomiglia perché adora descrivere il macabro ma dietro ha una morale: forte, granitica.
“Il Male ci vuole tutti” ah no, scusate, questa è la mia battuta.
Però so che Volponi sarebbe d’accordo.
LEGGETELO.
Amelia –
Viscera non è solo un romanzo, ma anche l’epiteto di un uomo costretto a condurre un’esistenza stanca e da cui giorno dopo giorno sente l’esigenza di prendere le distanze. Una montagna umana dall’animo profondo e i modi bruschi, un mix letale di forza, intelligenza e tenacia, che vive nello sfascio in cui lavora con la sola gradevole compagnia di due cani fedeli e una piccola libreria di cui è molto geloso. Lo dimora di Viscera è quindi un cimitero di auto, ma non solo. È anche il cimitero dei sogni infranti e di svariate vittime che hanno subito lo stesso destino di quei vecchi rottami; corpi usati alla stregua di oggetti per soddisfare degli scopi precisi, ragazze e uomini morti a seguito di una tragica fatalità. Viscera si occupa di svolgere il lavoro sporco per conto di chi si macchia di crimini bestiali, all’apparenza è un tetro complice di un ampio disegno criminale ma verso il quale mostra solo un sommesso distacco e disprezzo allo scopo di sopravvivere con i suoi mezzi nella devastazione materiale e sociale che lo circonda. La sua opera e il suo dono di destrutturare le spoglie mortali che gli affibbiano il nome di Viscera vengono messe a dura prova quando una delle vittime che ha rottamato inizia a perseguitarlo. La voce della coscienza, follia o una vera e propria entità? La domanda sorge spontanea e ben presto la natura di quella voce inizia ad assumere una definizione più specifica e un aspetto quasi tangibile.
Viscera è un romanzo nero che affonda le sue radici negli aspetti più oscuri della psicologia dell’uomo, nella disumanità degli esseri umani e nella loro capacità di spogliarsi di qualsiasi valore morale di fronte ai bisogni più infimi che essi vogliono perseguire, a iniziare dall’aspetto materialistico più gettonato, l’arricchimento indiscriminato, fino ad approdare nei desideri più sordidi e proibiti, terrificanti anche solo da concepire. Viscera parla di uomini che si elevano a divinità in grado di giocare a scacchi con i loro simili, pedine di una perversione dai risvolti mortali, di esseri disumani che a loro volta traggono piacere dal disumanizzare le loro vittime in una dinamica estrema che vede affiorare il sadico dominio sulla vita e la morte, la sottomissione del debole al volere capriccioso e raccapricciante del più forte, di chi si fa travolgere dal desiderio e allo stesso tempo cerca di elevarsi al di sopra di esso.
Simone Volponi, con questa sua opera audace e un estro brutale e attraente al tempo stesso, descrive il doloroso processo di vittimizzazione non solo attraverso le parole di chi quegli abusi li ha vissuti ma anche per mezzo della naturalezza con cui gli aguzzini si sono rapportati nei loro confronti, giovani donne per cui sarebbero dovuti sorgere dei sentimenti di amore e protezione ma che hanno visto dar sfogo alla necessità contraddittoria di approfittarsi di quella debolezza per affermare un potere tirannico. Durante la lettura si provano sentimenti di rabbia, impotenza, orrore e repulsione, non necessariamente in quest’ordine o separatamente. Convergono nello stesso istante in una moltitudine di sensazioni che rivivono sulla propria pelle e generano un contrasto tra ciò che è giusto e ciò che arbitrariamente si decide che debba essere giusto e nel cui mezzo di scaglia con violenza il nostro protagonista, una voce tra le voci a far da cassa di risonanza a chi desidera e chiede vendetta.
La scrittura è fluida e scorrevole, il contenuto ad alto tasso adrenalinico si snoda in un’alternanza nervosa e sinuosa tra vittime e carnefici con un epilogo insospettabile e drammaticamente geniale.